Publio Ovidio Nasone, poeta latino nato a Sulmona nel 43 a.C.
e morto a Tomi nel 17 o 18 d.C.
La sua famiglia apparteneva all'ordine equestre e, grazie a un notevole
reddito annuo, gli fu possibile frequentare le scuole di Roma; qui il futuro
poeta avvertiva, già in giovane età, l'attrazione irresistibile
per la poesia, al punto che, come egli stesso ci dice: "Tutto ciò
che tentavo di scrivere era verso" .
Ben presto la sua figura di giovane intelligente, spiritoso, ricco
e soprattutto colto divenne nota a tutti i salotti di Roma, insieme con
le prime prove della sua arte: le elegie degli Amori, che cantavano le
sue prime relazioni giovanili.
Di natura amorosa è anche la raccolta delle Heroides, immaginarie
lettere d'amore di donne famose, e l'operetta in tre libri “L'Arte d'amare”,
che fece in Roma molto chiasso e procurò all'autore una vasta quanto
pericolosa fama di poeta spregiudicato.
Cercando di farsi una reputazione più solida e seria aveva
già composto opere di alto impegno civile e culturale, come i Fasti
e le Metamorfosi, quando, per ragioni rimaste in gran parte misteriose,
un ordine improvviso di Augusto, nell'8 d.C., gli ingiunse di lasciare
la capitale da un giorno all'altro, esiliandolo in una delle regioni più
lontane dell'impero, la città di Tomi sul Ponto Eusino (l'attuale
Mar Nero).