I problemi che via via si definivano, leggendo i testi degli autori,
traducendoli, commentandoli e discutendone insieme, ci sono stati
proposti infine dall'insegnante di italiano come base per formalizzare
le nostre riflessioni in una prova di scrittura documentata.
Dovevamo essere noi, questa volta, a dire che cosa pensavamo rispetto
alle domande poste, facendo comunque riferimento ai nostri autori, di
cui ci venivano offerte alcune citazioni.
Queste erano le domande della prova di italiano:
Anche in tedesco ci è stato chiesto di definire per iscritto le nostre riflessioni, rispondendo a queste domande:
Ecco alcune delle nostre elaborazioni:
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Cos'è la letteratura? A cosa serve?
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CHIARA
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La letteratura è uno dei mezzi di espressione più profondi del nostro essere. La letteratura è un vasto mondo di pensieri, concetti, opinioni, sensazioni, sentimenti, ciascuno dei quali viene catturato in parole, che possono essere significative per qualcuno, inutili per altri. All’interno di questo mondo noi possiamo riscoprire noi stessi, ritrovare la personalità che ci rispecchia. La chiave di questo mondo è appunto la ricerca. Una ricerca che ci rafforza perché ci permette di rilevare ciò che veramente riteniamo valido per noi. Ci rende osservatori attenti e critici nei confronti della realtà, di noi stessi e di ciò che ci circonda. All’interno di un’opera letteraria cerchiamo una risposta ad una nostra domanda, un’affermazione ad un nostro pensiero. Ci aspettiamo una novità, qualcosa che ci cambi, anche se di poco, che ci renda consapevoli di una nuova possibilità della realtà, di cui non avevamo ancora coscienza, una nuova possibilità di vedere, di parlare, di pensare, di esistere – per parafrasare un pensiero dello scrittore austriaco P. Handke. La letteratura è una fonte di ricchezza per la nostra apertura mentale. Ci offre la possibilità di osservare la realtà che ci circonda con ottiche diverse, con visuali più ampie, ma anche altre realtà da confrontare con la nostra. Ci permette di accrescere la nostra stessa curiosità verso il conoscere. Quest’indagine continua, stimolata in noi dalla letteratura, muta con il nostro mutare. “Un classico è un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire.” È Italo Calvino che nel suo saggio ci spiega come ogni volta che rileggiamo un libro scopriamo contenuti che, seppur sempre presenti, ci appaiono nuovi perché siamo cambiati noi, i lettori, resi più attenti, più smaliziati, più profondi da tante letture e da tante esperienze di vita. La letteratura funge da supporto, ci accompagna insomma nell’affrontare la vita. E tuttavia è la vita stessa che ci fa apprezzare la letteratura, in un circolo virtuoso. Chiara Torselli
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Leggere non rappresenta di sicuro una delle attività maggiormente
“produttive” della nostra vita. E’ una pratica economicamente
inutile, sottrae tempo al lavoro, eppure da migliaia di anni l’uomo
ha sentito il bisogno di scrivere e leggere, una volta dopo aver
capito che i vecchi uomini saggi non potevano più soddisfare la
necessità di conservare fatti, esperienze e narrazioni.
La scrittura, sin dalla sua invenzione, ha costituito il fondamentale mezzo in grado di consentire all’uomo la conservazione del suo pensiero e una tangibile testimonianza della sua esistenza, assicurandone la durata nel tempo. Non sarebbero giunti ai giorni nostri i miti, racconti meravigliosi frutto dell’esigenza che sin dai tempi antichi l’uomo ha avuto di interrogarsi sulla formazione dell’universo, sulla nascita del genere umano, sulle cause di fenomeni naturali e sugli dei. I miti sono la prima forma di letteratura, sono la memoria della specie, sono patrimonio di tutti i popoli antichi e sono presenti ancora oggi nelle società primitive ancora esistenti, pertanto ci regalano una sorta di magia con la loro densità di significato e il loro fascino. E’ forse questa la ragione per cui il mito ha sempre costituito una ricca fonte d’ispirazione per gli artisti di ogni epoca.
C’è stato un momento nel passato in cui si temeva che la scrittura
potesse rendere l’uomo incapace di pensare e di ricordare, ma alla
fine la scrittura è stata uno dei pochi mezzi che ha garantito la
sopravvivenza di preziose testimonianze del passato: verba
volant, scripta manent.
Ciò ci dà un’ottima ragione per sostenere il fatto che la nascita
della letteratura abbia contribuito ad arricchire l’anima
dell’umanità, regalando a chi legge, ma anche a chi scrive e crea a
sua volta la letteratura, delle emozioni che arricchiscono di
significato la vita e il mondo.
L’uomo ha sempre avuto bisogno prima di narrazioni poi di libri
perché da sempre si sa solo, ma nonostante la sua naturale tendenza
alla gregarietà sa che la letteratura riesce ad appagare il suo
desiderio inesauribile di conoscenza e risposte. Questo però non vale sempre e per tutti. Come afferma infatti Daniel Pennac nel suo saggio “Come un romanzo”, non è proprio di ogni individuo considerare i libri e la poesia strumenti necessari per la propria sopravvivenza e per la propria crescita interiore; lo scrittore francese infatti, rammentando alcuni dei principali diritti del lettore, ricorda anche l’esistenza del ‘diritto di non leggere’ : chi non legge non è per forza da considerarsi un bruto o un idiota, è del tutto legittimo non avere interessi verso la letteratura. Se fosse il contrario leggere diventerebbe un dovere morale e tutto il suo fascino andrebbe svanendo. Krizia Nardini |
KRIZIA
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CAMILLA
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Cos’è la letteratura? Forse quella “cosa” che molti sono stati costretti a leggere a scuola controvoglia, con la conseguenza che questa per loro ha significato nient’altro che una cosa inutile o una perdita di tempo, una cosa che hanno cercato di dimenticare al più presto? Può essere, anche se non credo che sia stata una cosa così terribile aver letto qualche classico ogni tanto. Qualcuno ha forse perso qualche ora importante della sua vita leggendo un libro? Allora quel libro non era il suo, non aveva niente da dirgli, non gli ha trasmesso niente, per lui è stato inutile. È normale: se un libro non ci piace, non ci colpisce, non “ci illumina su ciò che accade intorno a noi" - per parafrasare un’affermazione di Peter Handke - e crediamo di poter vivere benissimo senza averlo letto, lo troviamo inutile. Ma non è detto che sia sempre così; ci sono libri che, magari anche senza che ce ne rendiamo conto, “ci servono a capire chi siamo e dove siamo arrivati”- Italo Calvino - e libri che anche se non ci sembrano utili sono comunque un piacere: molte volte leggiamo perché nei libri troviamo un mondo a parte che ci piace più del nostro. Quindi quando diciamo che la letteratura non serve a niente non abbiamo sempre ragione: la letteratura è inutile solo quando non è servita a noi. Camilla Torri
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In classe abbiamo letto molti testi di autori famosi che si chiedevano
cosa siano la letteratura e la poesia. Autori non solo italiani, ma
anche tedeschi, francesi e austriaci, in modo da poter confrontare le
riflessioni sulla letteratura derivanti da culture diversi.
Ebbene, ognuno ha detto la sua: E. Strittmatter la considera una forza
che ringiovanisce, P. Hanke un mezzo per capire meglio se stessi e
ciò che ci sta attorno, E. Montale, inquadrandola nella nostra società
dei consumi la definisce "un prodotto economicamente inutile, ma
quasi mai nocivo". Qual è allora la definizione più giusta?
Dipende. Ognuno può identificarsi in una formula diversa, a seconda di
ciò che l'autore è riuscito a suscitare in lui o di come è riuscito a
farlo più riflettere. Io ho scelto la mia definizione da un passo di
una lettera di Kafka che abbiamo letto in tedesco. Egli definisce la
letteratura come l'ascia che rompe il mare ghiacciato dentro di noi,
come la tristezza per la morte di qualcuno cui tenevamo più che a noi
stessi...
E' una definizione molto poetica, che suscita emozioni e che grazie alle
metafore è capace di esprimere in profondità ciò che l'autore voleva
farci capire. Per me a questo serve la letteratura: a creare emozioni
forti dentro di noi. E perchè no, anche, come dice Handke, a capire
meglio me stessa e soprattutto ciò che mi sta attorno; per questo trovo
giusto leggere anche la letteratura straniera, scritta da gente
appartenente ad una diversa cultura. Ma anche appartenente a diversi
periodi storic, per vedere come cambiano il modo di pensare, le culture
e le società nel corso del tempo. Carmen Fontanot |
CARMEN
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Si può distinguere una "buona" letteratura da una "cattiva" letteratura? |
CAMILLA
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Sì,certo che si possono distinguere. Come dice Daniel Pennac nel suo Comme un roman, “esiste una letteratura industriale che si limita a riprodurre all’infinito gli stessi tipi di racconti…” scritti per essere venduti, studiati in modo che piacciano ai lettori, che trasmettano loro quello che cercano o credono di cercare. La “buona” letteratura invece non nasce per essere venduta ma perché l’autore ha qualcosa da dire e non si preoccupa di scrivere solo quello che i lettori vogliono sentirsi dire. Comunque, anche se la distinzione esiste, siamo liberi di leggere tutti i libri che vogliamo, quando vogliamo, se in quel momento ci piacciono, e non c’è da vergognarci di aver letto qualcosa solo perché qualcuno ha detto che non è un “buon romanzo”. “Qualcuno ha solo lasciato sul mio passaggio qualche buon romanzo, guardandosi bene dal proibirmi gli altri”, ricorda Daniel Pennac, un grande lettore. Camilla Torri
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Decisamente sì. Daniel Pennac ed Eugenio Montale consideravano
particolarmente questo problema, definendo "cattiva"
letteratura quella fatta per vendere e cioè costruita su ciò che piace
alla gente. Comprende libri privi d'autore perchè l'autore non è altro
che uno che ripete sempre gli stessi temi, gli stessi personaggi, le
stesse frasi che sa che piacciono alla gente.
Al contrario, la "buona" letteratura viene scritta con la
calma, la riflessione ed in solitudine. E' fatta di emozioni che
l'autore vuole trasmetterci tramite la sua arte.
Montale infatti dice che solo questa può sopravvivere nella società
del benessere e nella società del consumo, inquanto è vera e mai
nociva, pur essendo economicamente inutile. Carmen Fontanot
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CARMEN
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Ha senso "insegnare" la letteratura? |
CAMILLA |
Dipende da come la si insegna. Non bisogna imporla come un dovere, un obbligo, una cosa che bisogna imparare per forza perché l’hanno imparata tutti. La letteratura è una “cosa” utile ma non indispensabile. È giusto insegnare a leggere a scuola perché solo se sappiamo leggere possiamo decidere cosa leggere e se ci piace leggere. È sempre D.Pennac che ci spiega che forse certe persone non leggono perché “si sentono rifiutate dai libri”, ed è questo che non è giusto. La letteratura esiste per tutti quelli che vogliono leggerla.
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Insegnare la letteratura a qualcuno forse no, ma iniziarlo alla
letteratura sì.
D. Pennac spiega molto bene questa differenza nel suo saggio "Come
un romanzo", nel quale stila una sorta di "10 comandamenti
della lettura". Il primo punto è proprio "il diritto di
non leggere", nel quale il noto scrittore dice che non bisogna
giudicare ignoranti a priori le persone che non amano leggere perchè
sono umane tanto quanto chi legge. Bisogna però fare in modo che ognuno
possa scegliere da sé se per lui leggere è un piacere o meno. In conclusione allora, perchè si legge? Mi torna utile una citazione dal saggiodi Calvino "Perchè leggere i classici": è difficile dare una risposta che possa convincere veramente tutti, ma alla fine, conclude lo scrittore, "leggere i classici è meglio che non leggere i classici" in quanto non ci torneranno forse utili nella pratica della nostra vita, ad esempio per far ripartire l'auto rimasta ferma in mezzo alla strada, ma ci aiutano a crescere, a maturare interiormente e a renderci più consapevoli del mondo che ci circonda.
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CARMEN
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Wozu Literatur? Welche Funktion schreibst du dem Lesen zu? |
Literatur ist das Mittel, Gedanken und Botschaften zu vermitteln.
Dadurch bereichert sie uns. Wir lesen, um besser und bewusster zu leben.
Manchmal möchten wir auch der Wirklichkeit entfliehen, und die Bücher
geben uns auch diese Möglichkeit: Sie helfen uns, unserer Fantasie
freien Lauf zu lassen. Dann ist es wunderbar.
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La letteratura è il mezzo per comunicare pensieri e messaggi. In questo
modo essa ci arricchisce. Noi leggiamo per vivere meglio e con maggiore
consapevolezza. Qualche volta vogliamo anche evadere dalla realtà, e i
libri ci danno anche questa possibilità: essi ci aiutano a dare libero
corso alla fantasia. Ed è meraviglioso. |
ANNA TAUZZI |
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IRENE BIANCOLILLO |
Lesen
ist meine Leidenschaft. Ein gutes Buch soll mir starke Emotionen
vermitteln, mich sogar erschüttern, wie bei Kafka der Fall war, damit
ich die Welt mit anderen Augen sehen kann.
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Leggere è la mia passione. Un buon libro deve darmi forti emozioni,
deve persino sconvolgermi, come succedeva a Kafka, affinché io possa
vedere il mondo con occhi diversi. |
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Das Lesen ist ein Mittel, nicht mehr allein zu sein. Diesbezüglich möchte
ich eine Stelle aus D. Pennacs Werk ‘Come un romanzo’ zitieren: ‚
L’uomo costruisce case perché è vivo, ma scrive libri perché si sa
mortale, vive in gruppo perché è gregario, ma legge libri perché si
sa solo. La lettura è per lui una compagnia che non prende il posto di
nessun altro, ma che nessun altro potrebbe sostituire’.
Das
heißt Lesen für mich.
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Leggere è un mezzo per non essere più soli. A questo proposito
desidero citare un passo tratto dall’opera di Pennac: ‘Come un
romanzo’: ‘L’uomo costruisce case perché è vivo, ma scrive libri
perché si sa mortale, vive in gruppo perché è gregario, ma legge
libri perché si sa solo. La lettura è per lui una compagnia che non
prende il posto di nessun altro, ma che nessun altro potrebbe sostituire’.
Questo
è per me il significato della lettura.
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KRIZIA NARDINI
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LUCIA RADILLO |
Wie E. Montale in seiner berühmten Rede zur Nobelpreisverleihung(1975)
betonte, ist die Poesie keine Ware. In unserer Epoche der
Kommerzialisierung aller geistigen
Aspekte des Lebens ist sie
ein wirtschaftlich unnützes Produkt, dennoch ist sie für den
Menschen lebenswichtig.
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Come ha sottolineato E. Montale nel suo discorso in occasione del
conferimento del Premio Nobel, la poesia non è una merce. Nella nostra
epoca delle commercializzazione di tutti gli aspetti spirituali della
vita, essa è economicamente inutile, eppure è vitale per
l’uomo.
Attraverso la poesia, che nasce come per miracolo, impariamo e capire
meglio noi stessi e il nostro tempo. In questo modo possiamo cambiare.
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Die Literatur hilft uns, neue Horizonte zu erleben und uns mit anderen
Welten
auseinanderzusetzen.
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La letteratura ci aiuta a scoprire
orizzonti nuovi e a confrontarci con altri mondi. Si impara
sempre qualcosa e ci si arricchisce. Per questo motivo attribuisco alla
letteratura un ruolo importante. |
SALVATORE PERRI |
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IRENE GERIN |
Mein Verhältnis zu den Büchern ist sehr positiv. Wenn ich
Zeit habe, lese ich immer sehr gerne. Ich denke, es ist wichtig,
nicht nur italienische Klassiker zu lesen, sondern auch Klassiker, die
zu anderen Kulturen gehören: Der interkulturelle Vergleich ist für
mich sehr anregend.
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Il mio rapporto con i libri è molto positivo. Quando ho tempo, leggo
sempre volentieri. Penso che sia importante leggere non solo i classici
italiani, ma anche quelli di altre culture: il confronto interculturale
per me è molto stimolante.
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Ein Buch, das mich anspricht, ist für mich ein Mittel, mich innerlich zu entwickeln, und eine Gelegenheit, über etwas nachzudenken. Es fasziniert mich, nur wenn es mir eine Wahrheit vermittelt. |
Un libro che mi piace è per me uno strumento per crescere ed
un’occasione per riflettere su qualcosa. Esso mi affascina solo se
riesce a comunicarmi una verità. |
FRANCESCA TOMINZ
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Vergleiche bitte den Text von E. Strittmatter mit dem Text von I. Calvino. Was ergibt sich aus dem Vergleich? Gibt es eine Stelle, die dich besonders beeindruckt hat? Confronta il testo di E. Strittmatter con il testo di I. Calvino. Cosa risulta dal confronto? C'è un passo che ti ha particolarmente colpito? |
IRENE BIANCOLILLO |
I.Calvino und E. Strittmatter sind sich darüber einig, dass uns ein
Buch helfen kann, uns selbst und unsere Zeit besser zu verstehen.
Calvino vertritt nämlich folgende Meinung: ‘ die Klassiker
helfen uns zu verstehen, wer wir sind und wie weit es mit uns gekommen
ist ’. Dazu
schreibt Strittmatter: ‘ Viele von ihnen sind alt und aus
vergangenen Zeiten, und doch verjüngen sie mich und sind mir
behilflich, meine Zeit zu verstehen.’
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I. Calvino e E. Strittmatter sono concordi nel sostenere che un libro ci
può aiutare a capire meglio noi stessi e il nostro tempo. Calvino,
infatti, ritiene che ‘ i classici servono a capire chi
siamo e dove siamo arrivati ’. A questo riguardo scrive Strittmatter: ‘ Molti di essi sono vecchi e sono giunti a noi da tempi passati, eppure mi ringiovaniscono e mi sono d’aiuto per capire il mio tempo.’ |
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Die Welt ändert sich, die Gesellschaft ändert sich und auch die
Menschen ändern sich. Diesbezüglich ist Calvino fest davon überzeugt,
dass auch unser Umgang mit den Büchern im Laufe der Zeit anders
wird.
E. Strittmatter vertritt dieselbe Meinung: ‚Dann gibt es Bücher,
die zunächst wie Fremdlinge in meiner Stube stehen. Aber eines Tages
machen sie sich bemerkbar.(...) Ich schlage sie auf, lese sie in einem
Zuge und lese sie nach Wochen wieder.’ Auch Calvinos Bezeichnung der Klassiker hat mich besonders beeindruckt: ‚Ein Klassiker ist ein Buch, das immer etwas zu sagen hat.’
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Il mondo cambia, la società cambia e anche gli uomini cambiano. A questo proposito Calvino è fermamente convinto che anche il nostro rapporto con i libri muta nel corso del tempo. E. Strittmatter è della stessa idea: ‘Poi ci sono libri che inizialmente stanno nel mio studio come degli stranieri. Ma un giorno si fanno notare. (…) Li apro, li leggo d’un fiato e li rileggo dopo settimane.’ Anche la definizione dei classici di Calvino mi ha particolarmente colpito: ‘Un classico è un libro che ha sempre da dire qualcosa.’
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IRENE GERIN |
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MARTINA BERGO |
Sowohl I. Calvino als auch E. Strittmatter betonen die besondere Kraft,
die einigen Büchern innewohnt.
E. Strittmatter definiert sie als ‘verjüngende Kraft’, und diese
‘verjüngende Kraft’ heißt für ihn Poesie.
Calvino seinerseits meint dazu: ‘Einem Klassiker wohnt eine
besondere Kraft inne, auf Grund deren ein Werk als solches vergessen
werden kann, aber seine Spur
hinterlässt’.
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Sia
I. Calvino che E. Strittmatter sottolineano la forza particolare che
c’è in alcuni libri.
E.Strittmatter la definisce una ‘forza che ringiovanisce’, e questa
‘forza che ringiovanisce’ è per lui la poesia. Calvino, dal canto suo, ritieneche ci sia 'una particolare forza dell’opera che riesce a farsi dimenticare in quanto tale, ma che lascia il suo seme.’
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