L'ECONOMIA

 

 

 

 

Le attività produttive

Il Progetto di Animazione Economica

 

Pesca e maricoltura Le cave di Aurisina La viticultura Osmizze e agriturismi

 

 

 

 

 

 

 

LE ATTIVITA' PRODUTTIVE DEL COMUNE DI DUINO AURISINA

 

 

 

      La posizione del comune di Duino-Aurisina, a cavallo tra il mare e l'entroterra carsico, influenza fortemente il suo sviluppo economico: all'attività primaria della pesca si unisce quella della piccola pastorizia.  

      L'agricoltura, a causa delle ostili condizioni climatiche e morfologiche, richiede un forte intervento umano e pertanto non è ricchissima; qualitativamente però è importante la produzione vitivinicola .

      Le attività più rilevanti del settore secondario sono l'estrazione della pietra e la lavorazione dei marmi nelle cave di Aurisina e l'attività della cartiera Burgo  a S. Giovanni del Timavo, colonna portante di tutta l'economia del territorio in quanto maggior fonte di entrate nel comune (recentemente la Burgo ha aperto un altro stabilimento nel Lussemburgo).

      Nel settore terziario il turismo svolge un ruolo importante soprattutto nella stagione estiva. Tra le infrastrutture principali nella zona costiera ricordiamo la baia di Sistiana ; il piano regolatore adottato nel 1999 ne prevede la risistemazione per rendere questa suggestiva insenatura, come era stata decenni fa, un polo turistico di grande attrazione per la popolazione locale ma soprattutto per stranieri. Questo piano prevede la chiusura del traffico nella baia e l'aumento dell'edificabilità a 300 metri cubi. Vicino al polo balneare e diportistico della baia di Sistiana si vuole creare anche un polo culturale, valorizzando le risorgive del Timavo e la sede dello scavo che ha visto l'affioramento di un fossile di adrosauro  nella zona del Villaggio del Pescatore.

      Nella zona dell'altipiano il maggior richiamo turistico è dato dalla bellezza del paesaggio, dalla ricchezza della natura e dalle tradizioni culturali. Per valorizzarle è in atto un processo di sviluppo delle strutture di ristorazione e di accoglienza agrituristica e l'allestimento di percorsi naturalistici e di piste ciclabili.

 


 

La cartiera Burgo 

di S. Giovanni del Timavo

 

 

      L'insediamento industriale della Cartiera del Timavo, di antica tradizione, è stato acquisito e sviluppato dal gruppo internazionale Burgo all'inizio degli anni '90.   La Cartiere Burgo spa è oggi fra i leader europei nella produzione di carte per stampa e scrittura, utilizzate per riviste, stampati pubblicitari, cataloghi, libri, elenchi telefonici e quotidiani; dispone di diversi stabilimenti specializzati in tutte le fasi del ciclo produttivo, dalla lavorazione delle paste (cellulosa, pasta legno e fibre disinchiostrate) alla produzione di energia elettrica.

      L'attività di impresa del gruppo Burgo si caratterizza per una gestione impostata al rispetto dei principi dello "sviluppo compatibile": nel 1999 lo stabilimento di Duino, ad esempio, ha conseguito la certificazione ambientale secondo le norme ISO 14001. Il gruppo si impegna cioè a prevenire l'inquinamento e a minimizzare l'impatto del ciclo produttivo sugli elementi e le risorse naturali nel rispetto delle esigenze delle comunità locali, indirizzando la ricerca alla messa a punto di tecnologie e prodotti cartari competitivi in linea con gli sviluppi della compatibilità ambientale.
      La realizzazione di questi progetti, tuttavia, non soddisfa sempre la popolazione, che attualmente segnala il ritardo di qualche anno sulla realizzazione delle previste barriere antirumore.


 

Il Progetto di Animazione Economica

 

       Per avviare le iniziative imprenditoriali radicate sul territorio il comune di Duino-Aurisina ha avviato nel febbraio del 1998 il Progetto di Animazione Economica finanziato dall'Unione Europea, nell'ambito del progetto comunitario Obiettivo 2.

      Tale iniziativa mira a incoraggiare e organizzare investimenti pubblici e privati con l'obiettivo di valorizzare il territorio strutturando un sistema turistico basato sulle tradizioni locali e sullla favorevole posizione a cavallo tra Carso e mare nel rispetto dell'ambiente.  Per questo il Progetto di Animazione Economica si è diretto soprattutto al rilancio degli investimenti agrituristici e ricreativi nell'entroterra carsico del comune di Duino-Aurisina.

       Lo svolgimento di questo piano si è attuato in due fasi: constatazione delle attività e avviamento dei progetti.

      Nella prima sono stati definiti e localizzati gli interventi da attuare sul territorio in base all'analisi della domanda e dell'offerta in tutti gli scenari del mercato economico, e ad incontri con esperti per la valorizzazione dell'agricoltura e della gastronomia tipica; ulteriori relazioni con circuiti internazionali sono state rese possibili grazie alla creazione del sito internet www.comune.duinoaurisina.it.

      La seconda fase - attualmente in corso - comprende la realizzazione dei microprogetti e macroprogetti configurati nella prima fase.

     

      I MICROPROGETTI sono realizzabili in brevi termini di tempo, non prevedono spese gravose e si distinguono in due fondamentali gruppi:

- microprogetti finanziati con fondi pubblici che coinvolgono interventi in porzioni circoscritte di territorio e prevedono la ristrutturazione di spazi pubblici (come ad es. la casa Igo Gruden ad Aurisina), la sistemazione dell'illuminazione pubblica soprattutto nell'entroterra carsico, una nuova pavimentazione dei centri abitati adeguata agli elementi architettonici tradizionali già presenti, interventi sulla segnaletica stradale soprattutto per quanto riguarda la sentieristica.

- microprogetti finanziati da fondi privati con la funzione di valorizzare la singola offerta turistica, ad esempio nel campo enogastronomico nell'ambito delle attività agrituristiche

 

      I MACROPROGETTI invece riguardano porzioni territoriali più ampie prettamente a carattere urbano e sono realizzabili a lunga scadenza secondo processi più costosi in quanto molto spesso riguardano cambiamenti architettonici notevoli. Uno di questi progetti,ad esempio, prevede la creazione di una pista ciclabile da Duino a Stanjel (S. Daniele del Carso in Slovenia) con tutte le relative infrastrutture come la segnaletica.

 

      Il Progetto di Animazione Economica è teso allo sviluppo economico del territorio in modo armonico evitando cambiamenti radicali che potrebbero portare a un degrado ambientale e danneggiare l'equilibrio fondamentale tra l'uomo e le risorse. Uno dei punti fondamentali di tale piano è infatti l'ecosostenibilità: la crescita economica del territorio deve essere equilibrata tra entroterra e costa, compatibile con l'ambiente in modo tale da valorizzare le risorse naturali, agricole, produttive e culturali già esistenti, incrementandole. Per questo il Progetto di Animazione Economica punta soprattutto sullo sviluppo di attività connesse ad un turismo sostenibile.

      Il concetto di ecosostenibilità si unisce all'idea di unire ed aprire questo territorio variegato morfologicamente e culturalmente, ricco di specificità e di "diversità", approfondendo le sue relazioni con le regioni vicine (Slovenia e Austria).

       L'ecoturismo  a cui si punta propone offerte sia in ambito balneare e nautico, sia in ambito naturalistico, sia enogastronomico, sia culturale, in un rapporto di equilibrio e salvaguardia delle risorse ambientali .

 

 

 


 

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LA PESCA

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 La pesca, assieme all'agricoltura e alla lavorazione della pietra, è una delle attività di maggior importanza del territorio del comune di Duino Aurisina, ovviamente limitato alla sua fascia costiera: S.Croce, Aurisina, S. Giovanni di Duino erano i centri principali della pesca, soprattutto del tonno, di antichissima tradizione. 

      Sino a questo dopoguerra i pescatori erano esclusivamente di nazionalità slovena.

      Oltre alla pesca del tonno era praticata fin dal Medioevo anche quella delle sardine ( per cui venivano utilizzate reti a deriva ed esca di granchio), la pesca delle anguille (effettuata con reti da 10 metri), di passere (con reti posate sul fondo marino) e di calamari (con reti da posta ancorate a quadrilatero sottocosta).

      All'inizio di questo secolo intrapresero la pesca anche con grandi reti, dette "manaidi", e con fanali in mare aperto. La pesca a strascico è stata invece praticata dai pescatori di Aurisina con grandi bragozzi, dapprima spinti da due vele al quarto e poi da motori.

      Tra tutte, la pesca del tonno era comunque quella preferita e più remunerativa. Questo tipo di pesca ha origini nei tempi feudali, quando i pescatori erano obbligati a pescare per le signorie. Nel medioevo infatti, la pesca del tonno era un privilegio esclusivo che l'imperatore concedeva alle autorità ecclesiastiche e alle famiglie patrizie.

      A questo stato di cose pose fine l'occupazione francese all'inizio del secolo scorso. Fu allora infatti che i pescatori locali ottennero la libertà di pesca al pari di quelli istriani e dalmati.

      La pesca del tonno nel golfo di Trieste era unica al mondo per il suo sistema e risultava spettacolare perché vi prendeva parte quasi tutto un paese. La cattura dei tonni era effettuata con una barca denominata "tonera", equipaggiata da 6 pescatori con una rete lunga circa 500 metri. Di primaria importanza erano però i tre pescatori che stavano di vedetta in alto: non appena avvistato il branco di tonni, essi cominciavano a gridare i propri ordini alla barca per circondarli.

      L'ultima grande pescata avvenne nel 1954, quando un pescatore di Aurisina, Ivo Pertot-Gospodic, prese nella sua rete 800 tonni. Con ciò ebbe termine la secolare tradizione dei pescatori di Aurisina. Della loro attività restano oggi ancora due antichi zoppoli -  in sloveno čupa - , le grandi barche scavate in un tronco di pino.

 

 

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La pesca del tonno sulla costa di Aurisina all'inizio del Novecento

 

 


 

 

GLI IMPIANTI DI MARICOLTURA 

DEL  VILLAGGIO DEL PESCATORE

 

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     Nelle acque del golfo, oltre alla pesca si pratica la maricultura, come si intuisce dalla visione delle file di galleggianti lungo la costa.  Impianti particolarmente consistenti sono situati al Villaggio del Pescatore .

      Per gli animali che vengono coltivati in mare, si usa un gergo tutto contadino: coltura, seme, raccolta, maturazione, ecc.

      La prima e piu' importante specie allevata è la cozza. I bidoni che s'incontrano lungo il litorale triestino sono i galleggianti che sorreggono i filari di raccoglitori di cozze, chiamati reste. Queste sono delle calze di rete di plastica che vengono appese a corde portanti creando le cosiddette ventie; questo sistema viene detto "narentese".

      In certe zone poi vengono posti dei captatori, per la cattura delle giovani cozze, costituiti da retine o anche semplicemente da grosse cime di canapa. Periodicamente gli animali adulti vengono selezionati per taglia e rimessi in reste dalle maglie proporzionali.

Man mano che i molluschi si legano assieme e crescono, escono dalle maglie formando come dei grappoli.

     Sono stati sperimentati anche nuovi materiali per l'allevamento, costituiti da tubi di plastica riciclata dove attecchiscono i mitili.

     Per la raccolta si utilizzano imbarcazioni tutto ponte o di media dimensione, con argani setacci e nastri trasportatori. L' ultima fase si svolge presso gli impianti di stabulazione, che si trovano all' entrata del Villaggio del Pescatore, dove i molluschi restano per alcune ore in vasche con acqua corrente a cui vengono aggiunti dei disinfettanti per l' eliminazione dei batteri patogeni; poi vengono puliti e raccolti secondo taglia in sacchetti di rete.

      Altre specie allevate sono quelle poste all' ingrosso per la vendita durante il periodo di fermopesca, come le vongole o i caparozzoli, i fasolari, i canestrelli e le capesante, o i pesci di pregio come i branzini e le orate.

 


 

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LE CAVE DI AURISINA

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      Nel territorio carsico sorge Aurisina, sede di una delle più grandi attività estrattive e di lavorazione del marmo in Europa, concentrata nelle grandi cave, attive fin dall'età romana.

      La storia di Aurisina inizia nei tempi antichi, intorno al 180 a.c., con la fondazione di Aquileia, per la cui costruzione i Romani iniziarono a sfruttare le cave intensivamente.

      Aquileia, centro nodale dei traffici verso l'Illiria e la Pannonia, per il grande utilizzo di marmi nella sua costruzione diede notorietà alla pietra di Aurisina: ancor oggi vi possiamo ammirare i resti di numerosi edifici e monumenti, splendidi per bellezza e resistentissimi per qualità.  In età romana, le cave mantennero per diversi secoli una grande attività dovuta non solo ai pregi dei materiali estratti, ma anche alla felice posizione geografica: Aurisina si trovava alla confluenza tra importanti vie di comunicazione terrestri (Via Gemina e Via Flavia) e a ridosso degli attracchi della baia di Sistiana e del Lacus Timavi.

      Questa localizzazione geografica è stata determinante anche in epoche recenti per le fortune commerciali dei prodotti delle cave carsoline: fu infatti con la costruzione della Ferrovia Meridionale ( Südbahn ), che dal 1857 collegò Trieste con Vienna e poi Budapest, che Aurisina e le sue cave raggiunsero il massimo sviluppo. Nel 1887 ben 3000 operai lavoravano nelle cave e le opere realizzate con la pietra del carso si potevano ammirare in tutto l' impero austro-ungarico e si diffusero ovunque nel mondo.

      A Vienna venne costruita la Neue Hofburg (Palazzo Reale) ed il Parlamento, a Budapest il Teatro dell'Opera ed il Parlamento; qualche anno dopo venne interamente costruito il Museo del Cairo; i due imponenti leoni posti ai lati del Canale di Suez a simboleggiare la potenza britannica sono anch'essi costruiti con la pietra carsica.        Già nel 1870 era in attività ad Aurisina una scuola di formazione per artigiani scalpellini e l'abilità delle maestranze locali fu presto nota ovunque.

       Oltre all' attività primaria, estrattiva, si iniziò a compiere quindi anche una lavorazione dei marmi di tipo artigianale e in un secondo momento di tipo industriale.

       Oggi la moderna tecnologia prevede l'utilizzo di sezionatrici a catena e fili diamantati per il taglio dei blocchi da estrarre e di pale meccaniche, ruspe e trattrici per il trasporto. Nei laboratori vicini alle cave si utilizzano telai multilama taglia blocchi e per la lucidatura dei marmi impianti computerizzati.

 

 

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       Nel 1918, con la fine della prima guerra mondiale, le nuove divisioni politiche d'Europa costrinsero alla ricerca di nuovi mercati.        Negli anni Venti e fino alla seconda Guerra Mondiale le pietre di Aurisina erano richieste in Inghilterra, Egitto, Francia e Stati Uniti e grazie anche alle nuove tecniche di estrazione non si risentì della grave crisi economica mondiale del 1929.

       L'avvento del fascismo e l' autocelebrazione del regime con la costruzione di imponenti edifici pubblici creò moltissimo

lavoro per gli scalpellini di Aurisina: 38.000 tonnellate di marmo lavorato presso le cave furono usate nella sola Stazione Centrale di Milano. Sono opere di quegli anni anche il Sacrario militare di Redipuglia, l'aereoporto di Berlino ed il palazzo reale del Cairo.

       Oggi i marmi di Aurisina continuano ad essere utilizzati in grandi opere architettoniche nel mondo, dalla Défense di Parigi al Dai Iki Life Insurance building di Sendaj City (Giappone), dalla Metropolitana di Atlanta (USA) a quella di Milano.

       La pietra di Aurisina è naturalmente presente in tutta la storia architettonica di Trieste. I recentissimi scavi archeologici per il piano URBAN nella città vecchia ci forniscono ulteriori testimonianze di un suo grande uso sin dall'età repubblicana e tardo imperiale romana.

       Anche nell'epoca della decadenza medioevale furono riutilizzati manufatti di epoche precedenti, ad esempio nell'edificazione della Rocca di Monrupino ( in sloveno Repentabor, da repen = pietra e tabor = rocca).

       Le eccezionali caratteristiche di adattabilità di questo materiale a qualsiasi esigenza progettuale lo hanno reso protagonista delle complicate geometrie barocche, del lineare neoclassico, del liberty, del razionalismo, del post modernismo.

       A Trieste grandi edifici come il palazzo della Borsa, la Torre del Lloyd, la Sinagoga, la Banca d'Italia, l'Università, il Tempio Mariano di Monte Grisa, il Centro Commerciale Il Giulia, ma anche tanti architravi e portali delle case carsiche o i pavimenti delle nostre case, testimoniano l'importante presenza del marmo e della pietra di Aurisina nella nostra vita quotidiana.

 

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       Da un punto di vista strettamente petrografico, sono denominati marmi le rocce metamorfiche di origine calcarea (come quelle di Carrara, ad es.) o dolomitica.   Da molti decenni, tuttavia, nel comparto merceologico internazionale è detto marmo qualunque materiale litoide atto ad essere lucidato.

       Anche il calcare di Aurisina rientra nell'ampia gamma di quelli che vengono comunemente chiamati marmi.

       E' un calcare organogeno molto puro, caratterizzato da un fitto tritume di resti organici, con tenori di carbonato di calcio fino al 99.5%. 

   Presenta caratteristiche particolarmente elevate di durezza, compattezza e resistenza. Le varietà principali sono Aurisina Chiara , Aurisina Fiorita, Aurisina Granitello e Roman Stone .

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LA VITICULTURA

viti carsoline

 

      L'agricoltura dell'altipiano carsico si basa principalmente sulla coltivazione delle viti, presenti ormai da secoli sul territorio, e sulla coltura degli ulivi, presenti solamente nelle zone a clima più mite.

      Queste colture vengono sviluppate in piccoli appezzamenti piani o leggermente declivi, ma i contadini hanno saputo sfruttare la viticoltura anche con la tecnica dei terrazzamenti, costruendo pastini sulle pareti a picco sul mare dove le uve vengono raccolte in filari esposti al sole.

      Grazie a questa favorevole esposizione e all'impegno di viticoltori e agricoltori esse danno vita a vini di elevatissima personalità, cui è stata riconosciuta la denominazione di origine controllata.

      I principali vini D.O.C. della zona sono il Terrano, la Vitovska e la Malvasia.

      Il Terrano, derivante probabilmente da un Refosco (refosco d'Istria o refosco dal peduncolo verde) è dotato di un colore rosso molto intenso con riflessi violacei e di un corpo piuttosto vigoroso. Il gusto è prevalentemente acido, con un fondo di asprezza che col passare del tempo si trasforma tuttavia in un sapore più gradevole.

      La Vitovska, varietà autoctona, è capace di sopportare le forti variazioni climatiche del luogo (il freddo dell' inverno e la siccità dell' estate). Produce un vino bianco moderatamente alcolico, con un lieve sentore di mandorla. Può essere consumata anche fuori pasto, grazie alla sua leggerezza.

      Infine la Malvasia, di origini elleniche, e importata nei nostri territori dalla vicina Istria, si è guadagnata, passo dopo passo, un posto di notevole rilievo sui pastini che arrivano dalla città fino alla baia di Sistiana. Le sue uve danno vita ad un vino bianco mediamente alcolico, fruttato e leggermente aromatico.

 

vigneti del carso

 

 


LE OSMIZZE

indicazione di una osmizza

 

      I vini prodotti nel territorio carsico si possono degustare sul posto, in locali caratteristici quali le osmizze e le aziende agrituristiche.

      Le osmizze, dette anche frasche, sono rivendite private dove per un breve periodo dell'anno è possibile consumare del vino di produzione del proprietario, assieme a pochi altri prodotti da accompagnare alla bevanda ( uova sode, pancetta, salame, formaggio....).

      Il termine frasca deriva dall'usanza di segnalare queste attività temporanee, che si esercitano in abitazioni private, spesso al centro del paese, con un'insegna altrettanto... temporanea, costituita da un tralcio di edera o di altre foglie appeso agli incroci più vicini e all'ingresso del cortile.

      Il termine osmizza - osmica - deriva invece dallo sloveno osem, cioè otto, poichè otto erano in origine i giorni di apertura consentiti.

      La storia delle osmizze risale all'impero austro ungarico: nell'agosto del 1784 l'imperatore Giuseppe II emanò un decreto attraverso il quale permetteva ad un contadino di Solkan (Salcano, vicino a Gorizia, oggi in Slovenia) - e quindi a tutti - di vendere in casa il vino delle sue vigne e qualche altro prodotto locale.

      Ancora oggi è sufficiente essere produttori di vino e far richiesta al comune per poter aprire un' osmizza: resta l'obbligo di vendere solo il vino di produzione propria, ma il periodo di apertura può essere prolungato a qualche settimana. I vini bianchi sono solitamente malvasia e vitovska, i rossi terrano e refosco.

      L'esistenza di questi esercizi temporanei, a carattere familiare,   

è stata minacciata nel 1999 dalla necessità di adeguamento alle norme europee sull'igiene, ma il buon senso e l'amore dei triestini per le osmizze si sono imposti e il problema sembra esser stato superato attraverso aggiustamenti legislativi .

      L'osmizza è sentita infatti come un'importante tradizione del territorio, sia dagli abitanti del carso sia dai cittadini, che concludono spesso le loro camminate domenicali sull'altipiano con una sosta, una chiacchierata e anche una cantata nei cortili, all'ombra degli alberi. E' il luogo in cui cadono le diversità e in cui le lingue si intrecciano: nell'osmizza si sente parlare indifferentemente sloveno e italiano .

      Una rappresentazione molto realistica di questo ambiente è stata data da Fulvio Tomizza nelle pagine del suo romanzo L'amicizia, che descrivono un'osmizza di Samatorza.

avventori in osmizza

 


 

   LE AZIENDE AGRITURISTICHE

 

una frasca

    

 

       Il vino locale si può degustare, oltre che nelle osmizze e nelle numerose trattorie del carso, anche nelle aziende agrituristiche, che forniscono un servizio di ristorazione - in alcuni casi anche di alloggio - in un ambiente naturale, con prodotti propri o di provenienza del territorio regionale, secondo norme dettate da un'apposita legislazione.

      In questi ambienti rustici ma ben curati, è possibile gustare tutto l'anno le specialità tipiche carsoline quali la jota - tipica minestra triestina a base di crauti, fagioli e patate - o gli gnocchi - di pane, di patate, di susine - ; tra i secondi piatti si possono trovare delle gustosissime grigliate di carne e salsicce, frittate alle erbe, verdure e ortaggi di tutti i tipi.

 

 

gnocchi di susine
minestra jota
salsicce e crauti

 


 

Agriturismo: la legislazione

    

  Per agriturismo s'intende un'attività diretta alla ricezione ed ospitalità a scopo turistico (in rapporto di connessione e complementarietà rispetto all'attività agricola), svolta da imprenditori agricoli, singoli ed associati ed eventualmente dai loro familiari.

      L'azienda agrituristica si propone di salvaguardare e valorizzare il patrimonio naturale ed architettonico rurale, sviluppare una forma di turismo che consenta di migliorare le conoscenze dell'ambiente, degli usi e dei costumi rurali, incentivando la possibilità di lavoro e offrendo un migliore impiego del tempo libero nell'ambiente rurale.

      Nell'attività agrituristica rientrano l'ospitalità per soggiorno in locali appositamente adibiti, l'accoglimento in spazi aperti per i campeggiatori, la somministrazione di pasti e bevande, l'organizzazione di attività ricreative sia a livello sportivo che culturale, l'organizzazione di attività escursionistiche e la vendita di prodotti tipici di produzione esclusivamente artigianale.

      La legge quadro nazionale 730/1985 fissa alcuni principi generali quali le finalità, la definizione di attività agrituristica e i locali utilizzabili per questa attività.

      Ad esempio, in base ai criteri fissati dalla legislazione nazionale possono essere adibiti per attività agrituristiche i locali siti nell'abitazione dell'imprenditore agricolo ubicata nel fondo, gli edifici o parte di essi esistenti nel fondo e non più necessari alla conduzione dello stesso e gli edifici destinati all'abitazione dell'imprenditore agricolo che svolga la propria attività in un fondo privo di fabbricati sito nel medesimo comune.

      Per criteri, limiti e incentivi rinvia alla legislazione regionale.

      La legge regionale 25/1996 specifica che tali locali devono essere utilizzati da almeno tre anni dall'imprenditore agricolo e la relativa destinazione agrituristica deve essere mantenuta per almeno dieci anni dall'avvio dell'attività stessa.  Questa legge, recependo le direttive dalla legge quadro nazionale definisce poi più specificatamente il carattere di prevalenza dell'attività agricola.

      Tale requisito è realizzato quando nell'attività agrituristica vengono utilizzati prodotti derivanti prevalentemente dall'attività agricola ed il tempo lavoro impiegato in quest'ultima è superiore a quello impiegato nell'attività agrituristica. Nell'esercizio dell'agriturismo almeno l'85% del valore annuo della materia prima utilizzata per la somministrazione di pasti e bevande, con l'esclusione dei prodotti necessari alla preparazione degli alimenti, deve essere di provenienza regionale.

      Il regolamento per l'esecuzione della legge regionale 25/1996 definisce infine i dettagli della disciplina come ad esempio il numero massimo di posti letto, il numero massimo di coperti e di posti adibiti a campeggio, i tempi di apertura, le norme igienico-sanitarie, i criteri di modalità per la classificazione delle aziende agrituristiche.

 


 

Cosa si può fare in un agriturismo?
chitarra e canto
giochi
stare insieme

 


 

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