IL NOSTRO PERCORSO

 

ll sentiero Rilke

Il castello di Duino

Il Collegio del Mondo Unito

Alle sorgenti del Timavo

La mansio e le strade romane

Il Mitreo

Il dinosauro Antonio

Il sentiero dei pescatori

 


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I L   S E N T I E R O   R I L K E

  

  Il Sentiero Rilke si sviluppa lungo la costa, per circa 1700 metri, su un tracciato a strapiombo sul mare tra rocce e vegetazione carsica; ha inizio a Sistiana e finisce al Castello di Duino. 

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Prende il nome da un poeta di lingua tedesca, Rainer Maria Rilke, che fu ospite della principessa Maria di Torre e Tasso al castello di Duino nel 1912; proprio Maria di Torre e Tasso raccontò nel suo diario come il poeta durante una passeggiata avesse avuto l'ispirazione per i primi versi delle Elegie Duinesi, compiute nel 1922.

Il Sentiero, frequentato dai triestini a partire dagli anni '50, è stato risistemato e protetto nei punti più esposti a cura del comune di Duino-Aurisina e della Provincia di Trieste nel 1987.

Il Sentiero infatti è tracciato nella roccia della falesia che dal Carso scende a picco nel mare a un'altitudine compresa tra 60 e 86 metri, offrendo, dai diversi belvedere predisposti a strapiombo sul mare, scorci diversi di un panorama suggestivo ed emozionante.

Il paesaggio cambia i suoi colori con il ritmo delle stagioni, dai rossi dominanti del sommaco d'autunno, ai grigi delle giornate tempestose invernali, alla fioritura multicolore della primavera, ai verdi intensi dell' estate.

La posizione favorisce la crescita di molte varietà di piante e sistemi ambientali diversi; infatti il sentiero ha vegetazioni di tipo differente perchè a nord-est soffia la Bora, che è un vento freddo e secco proveniente dalle aree di alte pressioni del bacino danubiano, e da sud-ovest lo Scirocco, un vento caldo. 

Questo spiega la grande varietà della flora carsica, dal tipo mediterraneo al tipo alpino, dal balcanico al centroeuropeo.

Molte le piante mediterranee che popolano il sentiero Rilke: la rubbia selvatica, la delicata madreselva, l'edera spinosa, detta anche salsapariglia, che si aggrappa e si avviluppa ai cespugli di sommacco, ai pruni e ai cornioli.

 

 

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Lungo il sentiero crescono numerosi cespi di ginestrella che spuntano tra le fessure della roccia accanto alla salvia ed il timo. Il Sentiero Rilke presenta alcuni endemismi, come quello della centaurea fronzuta.

Per quanto riguarda la fauna, dalle rocce strapiombanti poste sotto il belvedere potrebbero scaturire due frecce grigie e saettare nel cielo: sono una coppia di falchi pellegrini che dal 1987 nidifica sotto queste rocce. Un altro uccello che si potrebbe scorgere mentre si leva in volo dalle rocce è il corvo imperiale.

Sulla falesia i mammiferi sono rappresentati da piccoli roditori, e nella pineta si avventura qualche volta un capriolo. Più numerosi sono invece i rettili: il posto d'onore spetta alla vipera cornuta che è la più velenosa e la più grande; tra gli altri viperidi possiamo trovare la vipera comune o aspide e il marasso.

Il Sentiero Rilke ha anche un notevole interesse naturalistico-geologico, ricco com'è di solcati carsici, grize, lame, pinnacoli, opera dell'erosione atmosferica.

Dal Belvedere di quota 78, ad esempio, osservando le rocce che si drizzano verticali nel tratto occidentale della costa verso Duino, si può notare la conformazione degli strati diversi che costituiscono l'anticlinale emerso.  La falesia, infatti non è, tecnicamente parlando, una falesia vera e propria bensì la parte estrema di un' anticlinale, la flessura.

Il sentiero Rilke è quindi un ottimo osservatorio geologico, botanico, faunistico; resta tuttavia per la maggior parte dei suoi frequentatori un affascinante percorso da cui si può godere la superba visuale anche dell'opera dell'uomo perfettamente integrata nell'ambiente naturale: da più punti si offrono infatti diverse prospettive sul castello di Duino, che sembra costituire un tutt'uno con la roccia su cui è stato costruito cinque secoli fa.

 

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I L   C A S T E L L O  D I  D U I N O 

 

Nella zona più occidentale del Comune di Duino Aurisina, su un isolato sperone di roccia che strapiomba sul mare per una trentina di metri, si erge il possente e maestoso Castello di Duino, che domina strategicamente ogni accesso. E' completamente circondato da una fitta macchia mediterranea che rende ancor più suggestiva l'austera costruzione.

  A poca distanza si scorgono i ruderi, consumati dal vento e dalla salsedine, della primitiva fortezza, detta il Castello Vecchio; è quanto resta dopo la distruzione nel 1476 da parte dei Turchi. L'antico mastio era di piccole proporzioni, su un aspro scoglio di bianche rocce, collegato tuttavia alla terra da uno stretto passaggio fortificato. Non lo si vede dall'interno, ma solo dal mare.

Il nucleo del castello era costituito da una torre rettangolare e doveva essere ben difeso da una cinta muraria. Probabilmente il castello medievale, inizialmente in possesso di un cavaliere, risale al X sec.

 

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Le vecchie rovine, ancor oggi estremamente suggestive, hanno fatto fiorire romantiche leggende , come quella della Dama Bianca e dell'immagine di pietra.

Una grande roccia, particolarmente candida e levigata a picco sul mare sotto i resti del vecchio castello, può far pensare, infatti, ad una figura femminile avvolta da un velo.

Su uno sperone poco discosto, a sessanta metri d'altezza, sorge il castello nuovo, anch'esso a picco sul mare. Costruzione solida, in parte eretta su antiche mura romane (alla base si trova ancora una torre quadrata dell'età di Diocleziano), il castello nuovo risale con gran probabilità al XIV secolo. Fu infatti più volte modificato, ma l'ampliamento fondamentale è dovuto ai Walsee, potente e ricca famiglia sveva, fedelissima alla casa degli Asburgo, succeduta ai Duinati. Fu poi per lungo tempo veneziano, dopo appunto la guerra tra imperiali e veneziani nel 1500.

 

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Nel 1600 ne divennero i padroni i Torriani che lo trasformarono in una residenza principesca e, attraverso una serie di matrimoni e di eredità, passò alla fine dell'Ottocento alla famiglia degli attuali proprietari, i principi di Torre e Tasso (Thurm und Taxis).

Alessandro della Torre e Tasso e la sua consorte, la principessa Maria di Hohenlohe , donna estremamente colta e intelligente, ospitarono nel loro castello tra Ottocento e Novecento importanti personaggi, tra i quali Gabriele D'Annunzio, Eleonora Duse, ma soprattutto il grande poeta praghese Rainer Maria Rilke , che proprio in questa occasione iniziò le sue Elegie Duinesi. 

Nel 1945 il principe Raimondo della Torre e Tasso, rientrando in possesso della sua dimora, volle mantenere vive le tradizioni culturali del castello dando vita ad importanti e numerose iniziative: tra le più notevoli la fondazione del Collegio del Mondo Unito, che ha sede proprio nel nuovo castello.

L'aspetto attuale del castello è il frutto di successivi ampliamenti e ristrutturazioni, per motivi difensivi - come nel '600 contro i Turchi - o per ricostruire le strutture danneggiate dalle azioni di guerra: imponenti restauri sono stati necessari negli anni Venti, dopo il bombardamento dei cannoni italiani nel settembre 1917, e negli anni Cinquanta, dopo il secondo conflitto mondiale.

L'ultimo erede della casata è il figlio di Raimondo, il principe Carlo Alessandro della Torre e Tasso, che oggi risiede nel castello con la sua famiglia .

Attualmente sono in corso trattative per l'acquisto del castello da parte della Regione Friuli Venezia Giulia.

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La leggenda della Dama Bianca

Tanto tempo fa, nella rocca di Duino viveva un cavaliere malvagio che disprezzava la sua sposa gentile e virtuosa. Questa gli perdonava tutte le sue offese e sperava di poter intenerire il suo cuore con parole amorevoli. L'uomo invece s'era stancato della moglie a tal punto da escogitare un piano per disfarsene.

Una sera la attirò su una roccia sotto le muraglie del castello per spingerla in mare. La castellana rivolse lo sguardo al cielo, ma il suo grido disperato rimase interrotto: nel suo grande dolore era rimasta pietrificata. Da quel giorno, verso l'ora degli spiriti la Dama Bianca si stacca dalla roccia e comincia a vagare. Per tre volte appare e scompare nelle cupe sale del castello. Passa attraverso le porte serrate, vaga di sala in sala finché non ritrova la culla in cui un tempo dormiva suo figlio. Lì la Bianca Dama rimane in un silenzio profondo finché all' alba abbandona quella culla e ritorna alla sua roccia, dove il dolore la trasforma nuovamente in pietra.

Altri narrano di un candelabro romano che si trova in una sala del castello e che ogni notte arde ed attraversa i saloni, mentre le porte si aprono da sole. E' la Dama Bianca che lo regge quando, invisibile, vaga per il castello.

 

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L'immagine di pietra di Duino

Questa è un'altra leggenda: la sorella del conte Ugo IV di Duino, Elisabetta, aveva fama di essere la più bella di tutta la zona. Ella stessa ne era ben conscia e desiderava vedersi immortalata su una roccia a Duino. Incaricò un giovane scultore della esecuzione di quell'opera. Così, ai piedi della ripida parete rocciosa sotto il castello, venne ancorata una zattera su cui venne innalzata un'impalcatura fino all' altezza di un blocco di pietre, risaltante per la sua tonalità più chiara, che aveva vagamente la sagoma di una persona. Su quel blocco doveva essere scolpita l'immagine senza veli della fiera Elisabetta. Infatti nel suo orgoglio pensava di sfidare in quel modo il patriarca di Aquileia Ludovico della Torre, che 

durante una visita a Duino le aveva detto che doveva considerare la propria bellezza un dono del cielo da tenere velata, se mai si fosse recata nella Basilica di Aquileia. Ora quel bellissimo volto, scolpito nella roccia e visibile fino ad Aquileia, avrebbe dovuto dimostrare in quale conto la caparbia sorella del castellano teneva le parole del patriarca.

Ma quando il giovane scultore si accinse ad eseguire il volto di Elisabetta, che lui adorava ardentemente, di colpo le forze gli vennero meno, tutta la sua maestria lo abbandonò e da un giorno all'altro scomparve.

L'opera rimase incompiuta: un'immagine femminile con il suo viso velato e irriconoscibile. Nessun artista accettò di riprendere il lavoro: la gente mormorava di una punizione del cielo per la superbia di Elisabetta e per il suo rifiuto di accettare l'ordine del patriarca.

La Dama velata è tuttora visibile lì, sulle rocce di Duino.

 

 


 

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CMU

IL COLLEGIO DEL MONDO UNITO

 

Nel castello di Duino, all'interno di un grande parco, ha sede il Collegio del Mondo Unito dell'Adriatico.

Il progetto di un collegio che riunisse ragazzi dell' intero mondo nacque nel 1962 con la fondazione della prima sede nel Galles. L'obiettivo di questa scuola, oltre a una buona educazione e istruzione di livello secondario superiore, è la comprensione tra i popoli e la convivenza di studenti di origine diversa.

Nel mondo ci sono attualmente 10 collegi: in Galles, a Singapore, in Canada, Swaziland, New Mexico, Italia, Venezuela, Cina, Norvegia e India.

Il collegio di Duino istituito nel 1982 è quindi l'unico nell'Europa continentale, ed è l'unico tra quelli esistenti ad essere integrato pienamente nella vita di una piccola cittadina, Duino.

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Oltre alle comuni materie d'insegnamento, tra cui due lingue, l'inglese e l'italiano (la lingua del paese che ospita il collegio) la scuola prevede molte ore di sport, di servizio sociale, rappresentazioni teatrali e musicali che si aprono alla popolazione locale, non solo di Duino, ma anche di Trieste e della regione.

Fondamentale è infatti l'obiettivo dell'integrazione con il territorio che ospita il collegio, oltre alla conoscenza reciproca tra studenti che appartengono a culture diverse, con usanze, costumi, mentalità differenti. Gli allievi rimangono infatti occupati con attività scolastiche fino alla sera e poi tornano ai propri alloggi in una parte del castello di Duino, dove abitano in gruppi di 6 o 4 per stanza.

Prima del 1995 il presidente dei collegi era stato il principe Carlo di Inghilterra. Dal 1995 il presidente dei Collegi del Mondo Unito è la regina Noor di Giordania, mentre l'ex presidente del Sud Africa, Nelson Mandela, presiede oggi il consiglio internazionale.

 

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The United World College of the Adriatic, Duino

In Duino, a small town on the sea near Trieste, there is the only united world college on the continent of Europe.

The project of a college that would unite young students from all over the world began in 1962 with the foundatoin of the first college in Wales. The purpose of this school is, apart from that of providing a good high school education, to encorage mutual understanding and cooperation among people coming from all parts of the world.

In the world at the moment there are 10 colleges: in Wales, Singapore, Canada, Swaziland, New Mexico, Italy, Venezuela, China, Norway and India.

The college in Duino was founded in 1982. Apart from the basic subjects such as English and Italian (the language of the country that hosts the college), the school provides many gym lessons, social work, amateur theatricals and music lessons that are open to the people not only from Duino, but from Trieste and the region. Another purpose of these colleges is also that of integrating the students coming from different countries with different cultures, customs and traditons with the territory that hosts them.

The students are occupied until the evening with school activities and they go back to their rooms where they live in groups of 4 or 6 per room. In this way they have another opportunity to discover the differences between countries.

Before 1995 the president of the United World Colleges was Prince Charles; since 1995 the president of the colleges has been Queen Noor of Jordan, while the president of South Africa, Nelson Mandela, is the president of the international council.

 

 

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I L   SENTIERO DEI PESCATORI

 

Aurisina, paese dell'altipiano carsico celebre per le sue cave di pietra, è sempre stata legata anche al mare: i suoi abitanti erano un tempo cavatori, scalpellini, ma anche pescatori: gli uomini scendevano ogni giorno - o notte - dalle loro case al mare attraverso un ripido sentiero; se, d'estate, venivano avvistati branchi di tonni, allora tutto il paese, compresi i bambini, si calava alla spiaggia e aiutava a tirar le reti. Le donne portavano poi a vendere il pescato a Trieste.

Da qualche anno questo pittoresco sentiero è stato risistemato e reso più agibile per invitare chiunque abbia voglia di compiere il faticoso tragitto ( circa 140 metri di dislivello) a godere di uno splendido panorama e a conoscere la storia, la vita dei pescatori di Aurisina.

Il sentiero, che parte appunto dalle abitazioni dei pescatori nel fondo del paese, dalla zona detta konec vasi, giunge sul ciglione nei pressi della palestra comunale, fiancheggia il boschetto Brsčice (Bercizza) fino all'incrocio di tre sentieri nella zona detta Vrh (Vetta): a destra inizia la passeggiata intitolata a Tiziana Weiss; a sinistra la strada panoramica per S. Croce; il nostro percorso scende dolcemente verso le due ferrovie .

Il sentiero attraversa infatti il ponte di pietra sopra la vecchia ferrovia Trieste-Vienna (1857) e scende fino ai binari della seconda strada ferrata - quella che collega Trieste a Udine e a Venezia - che bisogna attraversare con grande attenzione.

 

 

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Qui, seguendo la scalinata nel muro della ferrovia, dal belvedere oljsčica (uliveto), si può ammirare l'intero golfo di Trieste, di Monfalcone, le foci dell'Isonzo, la laguna di Grado e, dall'altra parte, la costa istriana.

Si scende tra i pastini: i terrazzamenti vennero ricavati con fatica dai pescatori e dagli scalpellini di Aurisina, che alla fine della loro giornata di lavoro costruivano i muretti di sostegno sulla costa scoscesa, mentre le donne portavano la terra nelle madie; le viti e gli ulivi crescevano però rigogliosi, grazie al dolce clima mediterraneo della costa.

Ancora un momento di attenzione è necessario per attraversare la strada statale n.14 (Costiera), oggi intensamente trafficata; si prosegue infine giungendo alla spiaggia detta Canovella degli zoppoli ( pri čupah) e ad un porticciolo. Se dal molo si osserva il declivio si possono notare ancora dei gradoni, i "fasalli", dove venivano appoggiati gli zoppoli (čupa) in secco. La spiaggia prende il nome da queste particolari, antiche imbarcazioni, ricavate da un tronco intero. Un cartellone informativo posto dal Comune di Duino Aurisina illustra le caratteristiche e la storia di queste barche.

 

 

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Gli zoppoli

I pescatori di Aurisina, a causa della costa scoscesa e rocciosa, che non offriva alcun riparo, dovettero costruire barche molto solide e pratiche, da tirare in secco dopo l'uso, senza danneggiare il fondo.

Fu così che nacque lo zoppolo o čupa, costituito da un unico tronco d'albero scavato di pino rosso o pino marittimo (tipi di legno con un buon contenuto di resina e quindi meno deperibili in acqua). Gli zoppli avevano una vita media di circa 50 anni (molto, rispetto alle barche normali); venivano lavorati d'ascia e finiti nel cortile di casa, poi portati in spiaggia a Sistiana con un grande carro trainato da buoi per essere varati in mare. Da qui proseguivano a remi fino alla loro abituale dimora: la spiaggia pri čupah (agli zoppoli).

Gli zoppoli più grandi erano lunghi circa 7 metri. Esistevano però anche zoppoli minori, adibiti alla pesca del tonno.

L'imbarcazione veniva spinta da un rematore con due lunghi remi da 6 metri. Se c'era il bisogno di gettare lunghe reti, si imbarcava un secondo pescatore.

Dopo l'uso, gli zoppoli venivano alati a secco con l'ausilio di un argano a mano in un luogo lontano dalle onde.

Il primo documento che menziona lo zoppolo nel Golfo di Trieste risale al 1621. Gli zoppoli erano però già in uso anche sulle coste croate, dal momento che si trovano menzionati nel 1272 negli statuti di varie città dalmate.

Gli ultimi 2 zoppoli esistenti sono conservati in musei diversi, a Lubiana e a Trieste nella collezione De Henriquez. Questi due esemplari vengono considerati reperti archeologici di importanza mondiale in quanto costituiscono per il centro Europa un esempio unico di imbarcazione primitiva usata ininterrottamente per circa un millennio.

 

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